Siamo ancora al ristorante La Buca di Cesenatico. Seduta ad un tavolo, mi guardo attorno, ascolto un lieve sottofondo musicale che mi avvolge ma … non riesco a percepire la fonte di quelle note.
«Certo! – mi dice Andrea – non ci sono casse di amplificazione. Sono le pareti stesse, quelle di cartongesso, a fare da diffusori armonici: chi si trova in sala ha la sensazione di essere immerso nella musica. In più, l’insonorizzazione è stata realizzata con un particolare materiale che, montato a soffitto, elimina il riverbero delle onde sonore: anziché rifletterle come fanno la stragrande maggioranza dei materiali, questo le cattura e le annulla».
Alla Buca …. ogni aspetto tecnico e “architettonico” è parte di un progetto complesso, organico. Anche gli arredi che, eccetto le sedie, sono stati disegnati e realizzati artigianalmente, ma … non c’è nulla che svetti per protagonismo o ricercatezza: solo materiali naturali, solo toni confortanti; unica pennellata di colore la si trova nell’azzurro dei bicchieri.
Nel precedente articolo vi ho raccontato della luce, buia all’ingresso, sfavillante in cucina, calda e evanescente nella sala. Abbiamo parlato di suoni, di materiali, ma … i bagni?
Qui esce l’anima quasi ludica del ristorante e … tutto torna lucido: nella riservata intimità dei servizi, ad altezze “ergonomiche” differenziate per signore e signori … due schermi al plasma che trasmettono un montaggio di 2,5 ore con gli spezzoni dei migliori film della Walt Disney sul cibo. Ecco allora … Ratatuille, Pippo e Paperino alle prese con torte volanti, Cip e Ciop alla continua ricerca delle noccioline, Baloo che insegna a Mowgli a raccogliere la frutta …
Questo è certamente il particolare che salta all’occhio, ma anche qui materiali e luce hanno il loro perché: il rivestimento alle pareti è di una particolare pietra dai toni caldi che, investita dalla luce, si anima creando disegni quasi in movimento. Poi l’acqua: scende dall’alto, da una canna di ferro scuro.
Beh! E’ ora di andare ed esco. Prima di allontanarmi però sbircio all’interno, attraverso le leggere veneziane di legno che proteggono le finestre. Ricordate quando vi ho descritto le pareti? Quelle laterali, una di cemento armato e l’altra disegnata di luce, da fuori non si vedono, mentre sul fronte c’è il “muro” nudo che “scompare” lasciando pieno campo alla cucina. Quasi una accelerazione prospettica che anche dall’esterno colpisce per immediatezza e linearità.
Alla Buca, il cuore, il motore e il grande valore del locale stanno in cucina, nelle materie prime che da lì escono e nella professionalità degli uomini che la vivono.