Curiosi di scoprire qualcosa di più delle barche del Museo della Marineria esposte sul Porto Canale di Cesenatico, dopo il Trabaccolo da trasporto (leggi qui), in questi ultimi giorni ci siamo documentati circa la Paranza.
“Mirella”, questo il suo nome, fu costruita nel 1951 a San Vito Chietino.
Lunga circa 8 metri e larga 3, Mirella ha un pennone molto lungo a ricordo delle vele latine che nelle Marche e in Abruzzo venivano usate ancora nei primi decenni di questo secolo.
Al posto della vela latina, però, le paranze adottarono la vela al terzo perché risultava più semplice nelle manovre di bordo, più adatta agli scafi di questo tipo, e più economica perché richiedeva un equipaggio meno numeroso, solitamente formato da due persone.
Mirella, come tutte le paranze, ha la prora a petto d’anatra simile a quella del trabaccolo, ha gli “occhi” a rilievo e, sull’asta retroflessa, porta una berretta rossa ornata ai lati da due stelle. Rispetto al trabaccolo quindi, solo le proporzioni cambiano: maggior larghezza rispetto alla lunghezza, minore altezza sotto il ponte.
Il Porto di Cesenatico vide ormeggiare sulle sue banchine paranze fino alla fine degli anni ’40. Queste praticavano la pesca con le reti a strascico e, prima della diffusione dei divergenti, tiravano la rete in coppia. E’ proprio da qui che ne deriva il nome … paranze da barche che procedevano “a paro”.
I pescatori ricordano bene quando dovevano tirarle in secca, sulla costa bassa: era grande la fatica per issare a bordo il profondo e pesante timone quando c’era mare mosso!