Una Motonave, per definizione, è una piccola nave che va a motore.
La “Ebe” era tutt’altro: ex traghetto sapientemente attrezzato per conviviali mangiate e colossali bevute a mezzo miglio dalla costa, governata da marinai che, come tutti i veri marinai, sono da sempre anche ottimi cucinieri di pesce, precursore di tutte quelle che oggi sfilano davanti ad i nostri ombrelloni schiamazzando luoghi di partenza, orari e menù .… la Motonave Ebe fu la grande protagonista delle gite estive davanti alle coste della Riviera Romagnola.
La sarda sulle braci del “focone”, lo sgombro, la saraghina diventavano raffinatissime pietanze da mangiare rigorosamente con le mani perché anche il metallo delle posate ne avrebbe compromesso sapore! Poi il fritto i cui “odori” restavano sui vestiti e sulle punte delle dita per ore, il brodetto che accoglieva laute porzioni di pane …
Non c’è stato nessuno dei famosi di Cesenatico che non si sia fatto immortalare sul ponte della Ebe.
C’è chi ancora ricorda la famosa notte in cui Gino Bramieri, straripante in una maglietta di cotone blu marino, apprezzò un numero spropositato di razioni di pescato, le innaffiò con generose sorsate di Sangiovese e … ebbe un’idea!
Alla luce del sole nascente fece lanciare fuori bordo un piatto gocciolante di olio, limone, lische e, prendendo accuratamente la mira, lo colpì con un pomodoro. Era nato il tiro al piatto, l’unico passatempo folle delle notte tranquille di Cesenatico!
Ma … in fondo in fondo … di cosa si trattava?
Non era che una variazione sul tema del tiro al piattello: un marinaio lanciava un piatto bisunto di pesce e il crocerista doveva colpirlo con un “proiettile” di fortuna: pomodori, “tocchi” di pane, frutti. Se lo colpiva … bene, altrimenti pagava il piatto.
Un unico problema: ogni volta che si praticava questo “nuovo sport”, la dotazione di stoviglie della Ebe in pochi minuti finiva a galleggiare attorno alla chiglia con tutto uno sbarluccichio di rifiuti oleosi e di lische di pesce.
Mille lire per la gita in barca e il resto dipendeva da quanti piatti si mancavano. Prima però era doveroso consumare il pesce appena pescato all’amo dai sei uomini della ciurma, tre anziani in maglietta con l’effige dell’ancora e cappellino bianco e tre aitanti giovani con jeans e torso nudo … e per giunta scolpito.
Poi, l’attesa per il passaggio sulle braci ardenti della graticola stracolma vedeva il marinaio Tarzan che passava fra gli ospiti a distribuire bottiglie di Sangiovese fresco o a preparare il celeberrimo “Eby Dry”: un quarto di gin, un quarto di gazzosa, Martini, un po’ di Courvoisier e uno spruzzo di bergamotto.
Le serate finivano con Achille, il timoniere, leggendario navigatore dei velieri di tutti i mari del mondo che raccontava storie da Moby Dych seduto sull’osteriggio del motore osservando i voli poco eleganti dei piatti.
Qualcuno si chiedeva … perché era così attento ai quei lanci?
Lui era il segnapunti e … sfilandosi la matita da dietro all’orecchio, annotava i centri sul taccuino continuando le sue storie: non si faceva sfuggire nulla, anche perché il suo guadagno dipendeva dai bersagli falliti!
A bordo della Ebe c’era anche un giradischi e gli estenuanti alligalli e twist ballati a ritmo del diesel che “nutriva” i motori della Motonave, facevano notizia al pari degli eventi mondani più esclusivi di tutta la Riviera.
Erano le estati dei primi anni ’60.