Era il 1998 quando Filippo Manetti, brisighellese di nascita, decise di acquistare una piccola borgata medievale in località Campiume, un piccolo angolo di paradiso circondato dalle amene colline della Val d’Amone, nel mezzo a terreni dedicati a vigne e olivi. Filippo scelse questo luogo per dar corpo al suo sogno.
Poi seguirono una attenta ed esemplare ristrutturazione degli edifici, la costruzione della cantina (interamente scavata nella roccia … un posto da brividi!) ed un lungo percorso fatto di umiltà e studio per entrare in sintonia con quella “fetta di mondo”. A muoverlo sono stati la sua passione per la terra, l’amore per la natura e la ferma convinzione che il vino è espressione culturale del lavoro dell’uomo in sinergia con il suo territorio. Filippo voleva produrre vini fatti da uve capaci di esprimere il terroir e raccontare le annate. Percorsi diversi ma con il medesimo timbro.
Oggi Filippo segue da solo terra, vigna, ulivi e cantina. E le sue parole d’ordine sono tradizione e qualità.
Circa la prima, mi spiega di voler restare legato ai canoni classici della produzione del vino, di voler meno tecnologia possibile sia in vigna che in cantina mentre sulla seconda … “i miei vini devono rispettare standard alti di qualità. Io stesso me li sono fissati. In caso contrario … rinuncio all’annata”.
Oggi Filippo produce un Sangiovese in purezza affinato in legno per le bottiglie di “Campiume”, il Merlot e il Cabernet per il “San Lorenzo”, un vero taglio bordolese, il Malbo Gentile, il Cabernet e il Sangiovese per il “Fieni”. Poi c’è l’MDX, un Merlot in purezza. Ancora … c’era l’idea di un bianco e … un paio di anni fa è arrivato “Gea”, l’Albana, dedicata a sua figlia. Da questi vini emerge, ad ogni sorso, la terra, il messaggio e io cuore.
Infine … sulla sua terra ci sono alcune piante di frutti dimenticati, le pere baraccoline, le giuggiole, le cotogne. Mai e poi mai Filippo le abbatterebbe: sono lì per ricordargli giorno dopo giorno la storia di quel luogo. Come anche il piccolo cimitero oramai sconsacrato che sorge a pochi metri dalla sua abitazione. Un luogo pieno di energia e vibrazioni. Lui, lì, coltiva erbe aromatiche e io … ho la fortuna di avere qualche pianta del suo timo. Arriva da lì e …. ogni volta mi ricorda di quel piccolo angolo di paradiso di Filippo, a pochi chilometri da Brisighella, ad anni luce dal mondo.
PS: nella carta del Ristorante La Buca troviamo Campiume e Gea. Stefano Bartolini, da sempre, dà voce al suo territorio!