Il Parco della Vena del Gesso Romagnola: partendo da Brisighella e salendo verso la Torre dell’Orologio … sempre diritto in direzione Riolo Terme, il paesaggio cambia velocemente.
E’ una zona bellissima, dal fascino tagliente: calanchi e argilla. Un paesaggio lunare.
Tecnicamente si tratta di un affioramento di strati gessosi percorso interamente da grotte e doline. In questa stagione poi, ci sono le ginestre in fiore: tutto giallo!
E lungo la strada incontriamo l’accesso al Carnè: posto ideale per un pic nic.
Prima di addentrarci nella natura però … qualche consiglio sul “cosa mangiare”!
Innanzitutto si potrebbe passare a comperare una bottiglia di Olio Brisighello Dop alla CAB. E sempre nello stesso negozio troviamo anche i formaggi di Stefania Malavolti (Azienda Scania di Settefonti) e dei Fratelli Lecca di Modigliana, prodotti fantastici!
Poi non facciamoci mancare un “filone” di pane del forno a legna (farine macinate e pietra e lievito madre) di Fognano (5 minuti da Brisighella): Panificio Rontini Mirko (uno dei migliori panifici della regione). Qui è da non perdere anche il ciambellone. Sempre che non lo si sia portato da casa, semmai fatto la nostra ricetta! (*)
E per il pic nic … basta solo avere un paio di etti di un buon prosciutto o un salame artigianale e … il gioco è fatto.
Ora è sufficiente salire lungo il viottolo che ci porta al Carnè, stendere il plaid, toglierci le scarpe e perderci nel silenzio e nella luce di questo posto!
Nel pomeriggio, dopo esserci goduti i sapori della nostra cesta, e semmai anche dopo una bella passeggiata (consigliatissima!), proseguiamo verso Riolo Terme e arriviamo al bivio per Zattaglia: qui merita certamente una piccola deviazione per vedere da vicino Monte Mauro, il punto più alto del Parco. C’è una stradina che arriva fin quasi su in cima e che …. in 20 minuti, ci fa scoprire un panorama mozzafiato! Scendendo poi (se si trova la forza di lasciare il Carnè!) incontriamo l’Azienda Borgo dei Laghi dove è assolutamente necessario acquistare i cachi sott’olio al basilico … da giù di testa! (e non sono solo questi gli unici “barattoli” che meritano!).
Ancora, sempre nella zona, assolutamente imperdibili ci sono le marmellate, i Carciofini Moretti e gli scalogni sott’olio di Manuela (Azienda Celotti Battista): solo frutta e verdura di produzione propria, compresi i frutti dimenticati (pere volpine, cotogne, sambuco, rosa canina, azzeruole,… ) e tutto lavorato artigianalmente.
Ora, ormai prossimi a Riolo, costeggiamo un Campo da Golf …. pochi sanno che c’è ed è un posto bellissimo!
Arriviamo in paese (e certamente sarà pomeriggio inoltrato: ombre lunghe e colori caldi) e ciò che serve per chiudere la giornata in bellezza è una sosta alla Rocca: qui … ci godiamo il meritato riposo, un momento di magico silenzio dalle mura del bastione e … un buon bicchiere di vino al Wine Bar “Il Torrino” (Fausto e Marzia sapranno consigliarci!).
Note sul Parco
La sua particolare morfologia ne fa un’oasi di rifugio per fauna e flora molto rare in regione (dal 15/02/2005 è Parco regionale), una sorta di sutura tra l’ambiente mediterraneo e quello centroeuropeo che annovera tra i suoi ospiti il Gufo reale, oltre dieci specie di pipistrelli, la Lingua cervina, il Terebinto ed una piccola eminenza vegetale: la rarissima Cheilanthes persica, altrimenti detta Falcetta persiana.
I calanchi, che si formano sui fianchi della Vena, come pigrissime onde terrestri in perenne assestamento, si innalzano nel mezzo dei campi coltivati che ne lambiscono pericolosamente le “rive”. Una dimostrazione lampante della caparbietà dei contadini autoctoni che, pur consapevoli di poter perdere come niente il raccolto ad un minimo movimento della Vena, insistono a tentare di utilizzare ogni centimetro di terra disponibile. Il trionfo di questa ostinata convivenza è ben rappresentato dalle abitazioni che alcuni di loro arrivano a costruire sulle sue instabili creste. Eppure, anche se in qualche modo questa poco pacifica lotta tra la natura addomesticata e la primigenia selvaggia esistenza dei calanchi potrebbe ad alcuni sembrare impari e sfavorevole all’uomo, non dobbiamo dimenticare che in altre zone d’Italia, come la Toscana, i calanchi sono stati da tempo “dolcificati”, in altre parole demoliti e convertiti in colline da cartolina. Una fotografia eloquente di questa coesistenza che perdura in Romagna ci viene, ad esempio, dalla pittura di Andrea Cimatti che, attraverso le sue linee e le sue scelte cromatiche, riesce bene a trasformare in evidenza e trasmettere l’atmosfera di questa acerrima convivenza. Con un esercizio di fantasia, favorito da una postazione d’osservazione sopraelevata, la Vena del Gesso potrebbe addirittura sembrare un mastodontico dinosauro assediato da un esercito di ordinati filari e campi organizzati e geometrici. Ancora vivo, in ogni caso.
Ricetta: il Ciambellone Romagnolo
Ingredienti
500 grammi di farina 00
300 grammi di zucchero semolato
3 uova di medie dimensioni
200 grammi di burro a temperatura ambiente
un cucchiaio di strutto
la buccia grattugiata di un limone e/o i semini di mezza stecca di vaniglia
una bustina di lievito non vanigliato
Preparazione
Riunire tutti gli ingredienti in una capace ciotola ed amalgamarli ottenendo un impasto asciutto ed omogeneo. Dopo 20 minuti di riposo, dividere la pasta in tre parti uguali e modellare ognuna di queste ad ottenere delle forme regolari ed ovali. Cospargere la superficie di zucchero semolato (anche di canna è perfetto) e porre in cottura in forno caldo a 180 gradi per 30/35 minuti.
Giorgia Lagosti
(fotografie di Gianluca Missiroli)